mercoledì 2 aprile 2008

Rashomon 羅生門


Dopo aver parlato molto di storia, inauguro oggi la nuova etichetta del cinema, dedicando il suo primo articolo a uno dei più famosi film di Akira Kurosawa (1910-1998). Sto parlando di Rashomon (1950), film drammatico che fece conoscere non solo il regista, ma anche il cinema giapponese in tutto il mondo, vincendo il Leone d'oro al Festival di Venezia nel 1951.

Rashomon è tratto da due brevi rekishi mono (racconti storici) dello scrittore giapponese Ryunosuke Akutagawa (1989-1927), ambientati rispettivamente nel Giappone antico del periodo Heian (794-1185) e in quello medievale: Rashomon (ovvero, "La porta di Rasho", a Kyoto), pubblicato nel 1921 su una rivista dell'Università di Tokyo; e Yabu no naka (Nel bosco), uscito nel 1921 e considerato il capolavoro della sua produzione.

Il film si svolge probabilmente durante il XV secolo e inizia con l'incontro tra un boscaiolo, un monaco e un passante sotto il portico di un tempio dedicato al dio Rasho, dove questi avevano trovato riparo dalla pioggia; la loro conversazione rievoca il caso di un bandito (Toshiro Mifune) messo sotto processo per aver ucciso un samurai (Masayuki Mori) e per averne violentato la moglie (Machiko Kyo). L'accaduto era stato raccontato in maniera diversa dai suoi protagonisti (perfino dal samurai defunto, evocato da una maga): infatti, ciascuno di loro aveva dato una personale versione dei fatti, cercando di salvare il proprio onore e facendo cadere la colpa sugli altri due. Da una quarta versione, quella del boscaiolo, unico testimone esterno della vicenda, risulterà poi che tutti e tre si erano comportati in modo disonorevole. Rashomon è quindi una parabola sulla relatività della verità, che denuncia il male e l'egoismo presenti in tutti gli uomini, pur lasciando, alla fine, un messaggio di speranza e di umanità.

Questo film costituisce senz'altro un capolavoro del cinema nipponico che non stanca mai e che si muove a un ritmo incalzante. E' difficile credere che non sia stato subito apprezzato in Giappone.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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