martedì 19 febbraio 2008

Lo shogunato Minamoto


Erede di un'importante famiglia guerriera, discendente da un ramo collaterale della stirpe imperiale, Minamoto Yoritomo (1147-1199) fu un personaggio di grade rilievo nella storia giapponese. Nel 1185, dopo aver sconfitto la famiglia rivale dei Taira, che avevano dominato la sfera politica dell'arcipelago per tutto il ventennio precedente, Yoritomo emerse, infatti, come il più potente capo militare del Giappone alla guida di un'estesa coalizione di guerrieri provinciali. Il suo avvento segna una fase decisiva, se non definitiva, di un processo di transizione del potere dall'aristocrazia di corte alla classe militare che si era sviluppata attorno alle potenti famiglie dei signori delle province. Una di queste famiglie era, appunto, quella dei Minamoto che, sotto Yoritomo, creò un nuovo centro di potere legittimato dalla corte imperiale ma sostitutivo ed alternativo ad essa. Si tratta del bakufu, "governo della tenda", ovvero un governo militare a carattere nazionale con sede a Kamakura, località vicino all'attuale Tokyo, e presieduto da un capo guerriero, detto shogun. Tale titolo indicava la suprema autorità militare e veniva attribuito provvisoriamente ai generali in tempo di guerra ma, a partire da Yoritomo, che lo ricevette dall'imperatore Go Toba nel 1192, esso divenne permanente ed ereditario.

Il governo di Kamakura consisteva in una rete di rapporti tipicamente feudali fondati sul vincolo signore-vassallo, che legava Yoritomo ai cavalieri-signori provinciali. Questo rapporto si basava sulla fedeltà incondizionata e personale che le casate militari, in qualità di "vassalli" o "gentiluomini" (gokenin), dovevano prestare allo shogun, in cambio di possedimenti terrieri e cariche amministrative. Molti vassalli ebbero, per esempio, la carica di jito ("amministratore") con l'incarico di raccogliere le imposte nelle varie province del Giappone. I jito erano poi organizzati sotto la supervisione degli shugo ("governatore militare" o "protettore"), ovvero dipendenti dello shogun deputati a svolgere compiti di sorveglianza, ma di fatto anche incarichi amministrativi. Attribuendo le cariche di jito e shugo a uomini a lui fedeli, Yoritomo poté esercitare un controllo abbastanza diretto su gran parte del Giappone, riducendo, allo stesso tempo, quello della corte imperiale.

Tuttavia questo sistema, alla lunga, si sarebbe rivelato poco efficace in quanto faceva totale affidamento sulla fedeltà dei vassalli allo shogun e dipendeva dal forte carisma personale di Yoritomo, nonché dalla sua abilità politica nel mantenere le alleanze. Invece, dopo la sua morte nel 1199, non ci furono Minamoto idonei alla successione: i due figli di Yoritomo, Yoriie e Sanetomo, entrambi shogun per un breve periodo, non furono in grado di gestire l'eredità paterna e controllare l'ondata di intrighi e omicidi per il potere. Infatti, furono vittima di un complotto ordito dalla famiglia degli Hojo, tutrice di Yoritomo, che riuscì a sopprimere i Minamoto e a subentrare nel controllo del governo di Kamakura come reggente di uno shogun divenuto ormai puramente simbolico.

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